Testo di Miriam Gangemi, scarabocchi we eat together

Mi hanno detto
che non sono strana,
ma soltanto multipotenziale

“Perché nemmeno da vecchi si sa/
Cosa faremo da grandi”
Lucio Corsi, Cosa Faremo da Grandi?

Una delle domande che ci viene posta più frequentemente quando siamo bambini (e perché no, anche quando non lo siamo più) è: “Cosa vuoi fare da grande?”.
Le risposte sono le più varie, ognuno ha dei sogni nel cassetto e delle figure a cui aspira. Figure che nel corso degli anni rimangono tali o, nella maggior parte dei casi, cambiano in continuazione.
È proprio riflettendo su questa domanda che Emilie Wapkin apre il suo speech al TED di Bend, nel 2015.
Chiedere questo, infatti, implica che ci sia una risposta univoca, o meglio, chi ti chiede cosa vorresti fare da grande si aspetta che tu dica un solo mestiere.
In quale mondo un designer è anche un direttore di una catena di hotel? Non il nostro.

Gli Indecisi

Il problema però è che non tutti abbiamo quella vocazione così singolare, che ci appassiona a tal punto da non farci trovare spazio per altro nella nostra vita. Una gran fetta della popolazione, infatti, gravita tra un interesse e l’altro, in balia del vento dell’incertezza e accompagnata dalla fidata amica ansia.
Amichevolmente chiameremo questi individui gli indecisi.
Sì, perché gli indecisi hanno tante passioni e cercano di approfondirle tutte. Si interessano ad un argomento, lo consumano, diventando dei veri e propri maestri della disciplina. Questo finché non sopraggiunge la noia, che prende per mano l’ansia, e insieme le due amiche gravano sull’indeciso di turno, che deve trascinare il peso di entrambe. A questo punto l’indeciso prende una decisione (proprio così, ogni tanto capita) e si lascia alle spalle questa passione, che ormai non lo stimola più, per dare spazio a quella pulce nell’orecchio che gli bisbiglia che quello dell’economista è un mestiere bellissimo e che fare il fotografo non gli renderà altrettanto. Poi, ormai, per l’indeciso la fotografia non è più sfidante come lo era inizialmente, quindi venderà la sua attrezzatura tanto costosa e con il ricavato pagherà la retta per l’università di Economia.

I multipotenziali

Questo piccolo racconto ci è servito per introdurre la figura del Multipotenziale, che secondo Emilie è il modo giusto per chiamare i nostri amici indecisi.
Essere multipotenziali significa non avere una singola vocazione, ma essere eclettici e curiosi, avere tanti interessi e non volerli sacrificare per scegliere una carriera che ci voglia specializzati. Ma come si trasforma tutto questo in un lavoro?
Vi ricordate il designer di prima? Quello che era anche direttore di una catena di hotel. Ecco, in realtà sono in due, non dirigono proprio una catena di hotel, ma ci andiamo vicino. Esistono su questo mondo, si chiamano Joe Gebbia e Brian Chesky, e sono i founder di Airbnb. Forse non erano proprio indecisi, ma penso che potremmo definirli multipotenziali.
Esempi come il loro li possiamo trovare ovunque, dai più antichi come Galileo Galilei (astronomo, filosofo e matematico), Benjamin Franklin (scienziato e politico) a esempi più vicini ai giorni nostri come Nicolò Balini (Human Safari), che ha unito la sua passione per il viaggio a quella per la fotografia e il video, diventando un punto di riferimento per l’ambito travel su YouTube; e Veronica Benini (la Spora), architetto che si è lanciata nel mondo dell’empowerment femminile e della consulenza, attraverso un blog che propone corsi online, organizzando eventi e tanto altro.

Il problema di fondo

Questi sono solo alcuni degli esempi che si potrebbero fare e probabilmente se vi guardaste attorno trovereste tante altre persone, magari tra i vostri amici più cari, che ora potreste definire multipotenziali. Il problema di fondo sta nell’incapacità di riconoscere le potenzialità di questi individui, proprio in virtù del fatto che la società e le convenzioni culturali cui siamo soggetti ci portano a ignorare e sopprimere questi istinti e queste vocazioni, in favore di quell’unica ambizione che ci porterà a specializzarsi. Sia chiaro, nello specializzarsi in un campo non c’è assolutamente niente di male, ma i multipotenziali possono essere un buon contrappeso, soprattutto se immaginiamo un team o una task force formata da entrambe queste personalità.
Quando parlo di convenzioni sociali mi riferiscono in primis a quella famosa domanda che ci siamo posti all’inizio “Cosa vuoi fare quando diventerai grande?” inizia tutto lì, per poi radicarsi in noi attraverso leggende come “Se nel tuo curriculum vitae elenchi tutti questi lavori diversi che hai svolto, sicuramente penseranno che non sai cosa fare della tua vita e non ti assumeranno.”.
Vi è stata mai detta una cosa del genere? Oppure, ad un colloquio di lavoro, finirete con l’elencare l’indecisione come uno dei vostri difetti, che era quello che facevo anche io (e tutt’ora non è che mi sia proprio convinta del contrario…).

I superpoteri dei multipotenziali

Un altro passo importante dello speech di Emilie riguarda i superpoteri dei multipotenziali. La ragazza
elenca tre caratteristiche che descrivono le attitudini di questa figura:

  • Capacità di sintesi
  • Apprendimento rapido
  • Adattabilità

La prima ci permette di trovare la nostra strada, e quindi mescolare le nostre passioni in modo che la
risultante non sia la semplice somma delle due parti, ma abbia del valore aggiunto.
L’apprendimento rapido, invece, è dato dalla curiosità e dalla frequenza con cui un multipotenziale indaga il
mondo attorno a sé, che diventa ogni volta più semplice da scoprire. Inoltre, ci permette di utilizzare
competenze specifiche, in ambiti in cui non avremmo mai pensato che potessero esserci utili.
Infine l’adattabilità rappresenta la capacità di essere flessibili e trasformarsi in relazione al contesto che ci si
presenta davanti.

Ma come trovare la propria strada?

A questo punto è lecito chiedersi come si possa uscire dal circolo vizioso che porta a continuare a scartare le nostre passioni e all’indecisione rispetto a ciò che vogliamo fare della nostra vita. Io personalmente non mi sono costretta a compiere una scelta definitiva, perché avevo troppa paura di compiere un errore, così inconsapevolmente ho allargato un po’ le mie vedute e ho cominciato a strutturare un piano B, per poi, pian piano, capire come aggiungere tutti quei tasselli relativi ai miei interessi. Questo puzzle non è ancora completo e il mio percorso personale è ancora lungo, ma pezzo dopo pezzo inizio a intravedere la figura finale, e devo dire che mi piace molto.
Una soluzione, quindi, potrebbe essere quella di fare piccoli passi e lasciar perdere, in prima battuta, il problema generale, per direzionare il nostro focus sui piccoli dilemmi che lo compongono. Cercando di risolvere questi piccoli problemi, inizieremo a capire qual è la formula per risolvere anche il problema maggiore. Prendete tutte le vostre passioni e mettetele per iscritto, descrivetele. A questo punto cercate dei punti di intersezione e, quando li troverete, avrete capito dov’è l’inizio del vostro percorso.
Per concludere potremmo dire che la multipotenzialità incarna un po’ il concetto di società liquida teorizzato da Bauman, sociologo polacco, e rappresenta “la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza”. Quindi siate pronti a una vita di incertezze, ma non abbandonate ciò che vi fa stare bene e continuate a remare in quella direzione, nonostante la corrente cerchi di portarvi altrove.

Testo di Miriam Gangemi, scarabocchi we eat together

Mi hanno detto
che non sono strana,
ma soltanto multipotenziale

“Perché nemmeno da vecchi si sa/
Cosa faremo da grandi”
Lucio Corsi, Cosa Faremo da Grandi?

Una delle domande che ci viene posta più frequentemente quando siamo bambini (e perché no, anche quando non lo siamo più) è: “Cosa vuoi fare da grande?”.
Le risposte sono le più varie, ognuno ha dei sogni nel cassetto e delle figure a cui aspira. Figure che nel corso degli anni rimangono tali o, nella maggior parte dei casi, cambiano in continuazione.
È proprio riflettendo su questa domanda che Emilie Wapkin apre il suo speech al TED di Bend, nel 2015.
Chiedere questo, infatti, implica che ci sia una risposta univoca, o meglio, chi ti chiede cosa vorresti fare da grande si aspetta che tu dica un solo mestiere.
In quale mondo un designer è anche un direttore di una catena di hotel? Non il nostro.

Gli Indecisi

Il problema però è che non tutti abbiamo quella vocazione così singolare, che ci appassiona a tal punto da non farci trovare spazio per altro nella nostra vita. Una gran fetta della popolazione, infatti, gravita tra un interesse e l’altro, in balia del vento dell’incertezza e accompagnata dalla fidata amica ansia.
Amichevolmente chiameremo questi individui gli indecisi.
Sì, perché gli indecisi hanno tante passioni e cercano di approfondirle tutte. Si interessano ad un argomento, lo consumano, diventando dei veri e propri maestri della disciplina. Questo finché non sopraggiunge la noia, che prende per mano l’ansia, e insieme le due amiche gravano sull’indeciso di turno, che deve trascinare il peso di entrambe. A questo punto l’indeciso prende una decisione (proprio così, ogni tanto capita) e si lascia alle spalle questa passione, che ormai non lo stimola più, per dare spazio a quella pulce nell’orecchio che gli bisbiglia che quello dell’economista è un mestiere bellissimo e che fare il fotografo non gli renderà altrettanto. Poi, ormai, per l’indeciso la fotografia non è più sfidante come lo era inizialmente, quindi venderà la sua attrezzatura tanto costosa e con il ricavato pagherà la retta per l’università di Economia.

I multipotenziali

Questo piccolo racconto ci è servito per introdurre la figura del Multipotenziale, che secondo Emilie è il modo giusto per chiamare i nostri amici indecisi.
Essere multipotenziali significa non avere una singola vocazione, ma essere eclettici e curiosi, avere tanti interessi e non volerli sacrificare per scegliere una carriera che ci voglia specializzati. Ma come si trasforma tutto questo in un lavoro?
Vi ricordate il designer di prima? Quello che era anche direttore di una catena di hotel. Ecco, in realtà sono in due, non dirigono proprio una catena di hotel, ma ci andiamo vicino. Esistono su questo mondo, si chiamano Joe Gebbia e Brian Chesky, e sono i founder di Airbnb. Forse non erano proprio indecisi, ma penso che potremmo definirli multipotenziali.
Esempi come il loro li possiamo trovare ovunque, dai più antichi come Galileo Galilei (astronomo, filosofo e matematico), Benjamin Franklin (scienziato e politico) a esempi più vicini ai giorni nostri come Nicolò Balini (Human Safari), che ha unito la sua passione per il viaggio a quella per la fotografia e il video, diventando un punto di riferimento per l’ambito travel su YouTube; e Veronica Benini (la Spora), architetto che si è lanciata nel mondo dell’empowerment femminile e della consulenza, attraverso un blog che propone corsi online, organizzando eventi e tanto altro.

Il problema di fondo

Questi sono solo alcuni degli esempi che si potrebbero fare e probabilmente se vi guardaste attorno trovereste tante altre persone, magari tra i vostri amici più cari, che ora potreste definire multipotenziali. Il problema di fondo sta nell’incapacità di riconoscere le potenzialità di questi individui, proprio in virtù del fatto che la società e le convenzioni culturali cui siamo soggetti ci portano a ignorare e sopprimere questi istinti e queste vocazioni, in favore di quell’unica ambizione che ci porterà a specializzarsi. Sia chiaro, nello specializzarsi in un campo non c’è assolutamente niente di male, ma i multipotenziali possono essere un buon contrappeso, soprattutto se immaginiamo un team o una task force formata da entrambe queste personalità.
Quando parlo di convenzioni sociali mi riferiscono in primis a quella famosa domanda che ci siamo posti all’inizio “Cosa vuoi fare quando diventerai grande?” inizia tutto lì, per poi radicarsi in noi attraverso leggende come “Se nel tuo curriculum vitae elenchi tutti questi lavori diversi che hai svolto, sicuramente penseranno che non sai cosa fare della tua vita e non ti assumeranno.”.
Vi è stata mai detta una cosa del genere? Oppure, ad un colloquio di lavoro, finirete con l’elencare l’indecisione come uno dei vostri difetti, che era quello che facevo anche io (e tutt’ora non è che mi sia proprio convinta del contrario…).

I superpoteri dei multipotenziali

Un altro passo importante dello speech di Emilie riguarda i superpoteri dei multipotenziali. La ragazza
elenca tre caratteristiche che descrivono le attitudini di questa figura:

  • Capacità di sintesi
  • Apprendimento rapido
  • Adattabilità

La prima ci permette di trovare la nostra strada, e quindi mescolare le nostre passioni in modo che la
risultante non sia la semplice somma delle due parti, ma abbia del valore aggiunto.
L’apprendimento rapido, invece, è dato dalla curiosità e dalla frequenza con cui un multipotenziale indaga il
mondo attorno a sé, che diventa ogni volta più semplice da scoprire. Inoltre, ci permette di utilizzare
competenze specifiche, in ambiti in cui non avremmo mai pensato che potessero esserci utili.
Infine l’adattabilità rappresenta la capacità di essere flessibili e trasformarsi in relazione al contesto che ci si
presenta davanti.

gli indecisi

Ma come trovare la propria strada?

A questo punto è lecito chiedersi come si possa uscire dal circolo vizioso che porta a continuare a scartare le nostre passioni e all’indecisione rispetto a ciò che vogliamo fare della nostra vita. Io personalmente non mi sono costretta a compiere una scelta definitiva, perché avevo troppa paura di compiere un errore, così inconsapevolmente ho allargato un po’ le mie vedute e ho cominciato a strutturare un piano B, per poi, pian piano, capire come aggiungere tutti quei tasselli relativi ai miei interessi. Questo puzzle non è ancora completo e il mio percorso personale è ancora lungo, ma pezzo dopo pezzo inizio a intravedere la figura finale, e devo dire che mi piace molto.
Una soluzione, quindi, potrebbe essere quella di fare piccoli passi e lasciar perdere, in prima battuta, il problema generale, per direzionare il nostro focus sui piccoli dilemmi che lo compongono. Cercando di risolvere questi piccoli problemi, inizieremo a capire qual è la formula per risolvere anche il problema maggiore. Prendete tutte le vostre passioni e mettetele per iscritto, descrivetele. A questo punto cercate dei punti di intersezione e, quando li troverete, avrete capito dov’è l’inizio del vostro percorso.
Per concludere potremmo dire che la multipotenzialità incarna un po’ il concetto di società liquida teorizzato da Bauman, sociologo polacco, e rappresenta “la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza”. Quindi siate pronti a una vita di incertezze, ma non abbandonate ciò che vi fa stare bene e continuate a remare in quella direzione, nonostante la corrente cerchi di portarvi altrove.

Miriam GangemiMarketing & Digital Communication