Il mare inizia da qui.

Valentina Lovat – Worldrise Onlus

A pochi giorni dalla Notte Blu milanese, vi spiego perché diventare plastic free è una rivoluzione.

Scegliere di fare un percorso per diventare plastic free significa scegliere la vita. Eliminare la plastica usa e getta dalla nostra quotidianità sembra un’impresa impossibile, ma applicando con calma alcune regole si avranno grandi soddisfazioni.
La domanda che oggi ci poniamo tutti è perché è necessario cambiare il nostro stile di vita?

L’essenza dell’oceano

Fin dalla spensierata infanzia ci hanno fatto credere che gli oceani della Terra sono tanti. 
 La verità è che l’oceano è uno solo, siamo noi ad averlo diviso dandogli nomi diversi in base alla localizzazione geografica o valutando le proprietà chimiche e fisiche dell’acqua. L’oceano ricopre il 70.8% della superficie del pianeta ed è composto dal 97% dell’acqua esistente; è enorme ed è potentissimo. Questa grande massa d’acqua, gli organismi viventi che la abitano e la struttura dei fondali sono per lo più a noi sconosciuti: conosciamo meglio la forma della superficie di Marte rispetto a quella del fondale oceanico. Grazie agli studi degli ultimi decenni sappiamo che l’oceano ha anche un ruolo essenziale per la regolazione del clima e per la vita.  L’oceano scambia con l’atmosfera ossigeno e anidride carbonica. Grazie a questo processo il 50-70% dell’ossigeno che respiriamo proviene direttamente dal mare per la presenza di piante, alghe e soprattutto microorganismi che sono in grado di catturare l’anidride carbonica e liberare l’ossigeno. Grazie a tutte queste capacità e alla sua enorme massa l’oceano è la casa dell’80% delle specie viventi ad oggi conosciute e di altrettante ancora da scoprire.

Perché mare di plastica?

La situazione attuale dell’oceano non è rassicurante: continuiamo a pescare più della quantità di pesce consentita dai cicli naturali e immettiamo davvero troppe sostanze in mare, pensando che abbiano la capacità di volatilizzarsi sotto la rassicurante superficie blu.  Ogni anno 8,8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nell’oceano, come se un camion della spazzatura riversasse il suo contenuto ogni minuto direttamente in mare. In vent’anni la quantità di squali, organismi fondamentali per il controllo delle epidemie e la regolazione dell’equilibrio della natura, è diminuita del 90%. Il problema non sono solo le zuppe fatte con le pinne di squalo, la notizia vera è che l’Italia è il terzo Paese al mondo ad importare carne di squalo, secondo la FAO (Food and Agriculture Organization). Un dato agghiacciante. Se continuiamo ad immettere rifiuti e a sovrasfruttare le risorse ittiche, entro il 2050 a parità di peso l’oceano avrà più plastica che pesci.

Da dove viene tutta la plastica che troviamo nel mare?

Il 40% della plastica prodotta ogni anno viene utilizzata una volta e poi gettata via. 
 Provate a pensare a quante cannucce si utilizzano per bere un drink; la sua vita media è di 15 secondi, poi viene gettata via. Lo stesso succede per i bastoncini dei cotton fioc, il rifiuto numero uno trovato sulle spiagge perché utilizzato e gettato nel wc. Un altro dato che ci deve far pensare è che ogni minuto nel mondo vengono vendute più di un miliardo di bottigliette d’acqua. Quindi un miliardo, per 60 minuti, per 24 ore, per circa 365 giorni all’anno risulta un numero inimmaginabile.
 L’Italia è uno dei Paesi con l’acqua di acquedotto più buona e di alta qualità, eppure continuiamo ad alimentare questo rifiuto consumando più di 14 miliardi di litri d’acqua in bottiglia all’anno. Per questo stile di vita abbiamo guadagnato il primo posto in Europa e il secondo nel mondo, non considerando che molti studi ritengono l’acqua della bottiglia meno salutare rispetto a quella dell’acquedotto. A conferma di questo comportamento poco responsabile arriva la scienza: l’80% della plastica che si trova in mare proviene da fonti terrestri e tutta la plastica fino ad ora prodotta è ancora presente nel pianeta. Questo significa che a causa del nostro comportamento inadeguato la plastica non viene smaltita nel modo corretto ma liberata nell’ambiente.
Di tutta la plastica utilizzata nel mondo, in media solo il 15% viene riciclata perché gettata nel bidone corretto. La plastica che viene messa nel bidone della raccolta indifferenziata finisce in discarica e molto spesso da qui finisce nell’ambiente. Questo significa che tutta la plastica che viene smaltita scorrettamente o abbandonata per strada, nel bosco o lungo un fiume, è destinata a raggiungere il mare.

Cosa succede alla plastica in mare?

In mare la plastica segue le correnti, il vento e il moto ondoso raggruppandosi con alte concentrazioni in alcune zone specifiche formando le “Plastic Soups”, in italiano “zuppe di plastica”. Le zuppe di plastica nel mondo sono 6: cinque corrispondono alle zone dell’oceano in cui le correnti formano degli enormi vortici (Gyre) e una si trova nel Mar Mediterraneo tra la Corsica e la Toscana. La plastica è un problema di tutti. Le plastic soups sono formate da plastica più o meno grande che galleggia e dopo un po’ di tempo affonda: bottiglie, sacchetti, stoviglie, palloncini, elettrodomestici, giocattoli, utensili ma anche piccole sfere, fibre e frammenti di plastica. Secondo un report pubblicato da IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ) nel 2017, una gran parte di questi oggetti minuscoli che si trovano in mare proviene direttamente dal lavaggio dei nostri abiti. 
 Ma la plastica in acqua non mantiene la sua forma. Durante il viaggio si trasforma. Con l’azione delle onde e del sale si frammenta fino a creare particelle piccolissime, chiamate microplastiche.
Il problema delle microplastiche è che attraggono le sostanze inquinanti che si trovano nell’oceano. Pesticidi, fertilizzanti, sostanze degli scarichi industriali e quelle liberate da detersivi e cosmetici vengono assorbite dalla plastica che si comporta come se fosse una spugna. Qui arriva il vero problema delle microplastiche. Essendo piccole vengono facilmente scambiate dagli organismi per cibo, in questo modo entrano a far parte della catena alimentare. La parte plastica può recare problemi agli animali in quanto blocca il tratto intestinale portando l’individuo alla malnutrizione e all’occlusione dello stomaco e delle vie aeree.
 Le sostanze chimiche assorbite invece entrano nei tessuti dell’organismo e vanno ad agire a livello ormonale e non solo. Il problema non riguarda solo le persone che mangiano il pesce, riguarda tutti noi. Nell’ultimo anno le microplastiche e sostanze chimiche legate alla plastica sono state trovate all’interno del sale, delle bottigliette d’acqua e anche del miele. Insomma, la plastica è ovunque.

Cosa possiamo fare noi per salvare il mare?

Negli ultimi anni abbiamo provato invano ad aggrapparci alla tecnologia per provare ad aspirare il mare. Il risultato è che abbiamo capito che la tecnologia ci può aiutare ma non può risolvere da sola questo enorme problema ambientale e sociale. La plastica si trova in superficie ma anche nel fondale oceanico, la vera soluzione è bloccare l’entrata di nuovi oggetti nell’ambiente. La bella notizia è che ognuno di noi può agire per fare la differenza. Ci sono poche regole da applicare per raggiungere grandi obiettivi e diventare plastic free.

La prima regola

è non aspettare le leggi, ma agire in anticipo. Le leggi arrivano sempre in ritardo e la loro applicazione è sempre troppo lunga, per questo bisogna attivarsi prima. Un esempio? Worldrise Onlus a Milano ha avviato il progetto No Plastic More Fun #TargetPlasticFree per eliminare la plastica usa e getta dai club, locali e discoteche milanesi. Il risultato? Milano è la prima città al mondo ad avere una rete di locali della nightlife completamente plastic free (www.worldrise.org/tpf ).

La seconda regola

è fare scelte consapevoli nella vita quotidiana dicendo no alla plastica monouso. 
 Il primo passo è fare la spesa con una borsa di tela, dire di no alla cannuccia del cocktail e scegliere di bere acqua del rubinetto e quando si è in giro utilizzare la borraccia. 
 Il secondo step è un po’ laborioso perché include una selezione dei locali nei quali acquistare i prodotti privi di imballaggi: frutta, verdura, shampoo, balsamo, bagnoschiuma e cosmetici. Ma alla fine da grandissime soddisfazioni! Qui trovi le “10 regole per ridurre il consumo di plastica” ideate da Worldrise

Il terzo step

è raccogliere i rifiuti che incontri per strada o in spiaggia per smaltirli nel modo corretto.

Il quarto step

è dare sfogo alla propria creatività. Un oggetto può essere utilizzato in altri mille modi; bisogna solo pensarci e dargli un nuovo scopo di vita. Ad esempio? Dai frammenti di plastica si creano meravigliose opere d’arte

Non aspettare, inizia adesso la tua rivoluzione plastic free e contagia parenti e amici!

#TargetPlasticFree